mercoledì 28 luglio 2010

Qualche giorno di pausa

Uso questo spazio per qualche considerazione di passaggio, ovvero per quelli che potrebbero essere semplici attraversamenti del pensiero che non si sofferma con decisione su un argomento da affrontare, forse perché dopo una certa intensità del mese scorso bisogna riannodare qualche filo passato, forse perché i giorni si sono riempiti di altre occupazioni, ma soprattutto perché mi sto chiedendo se ci sia non solo un interesse, ma anche una opportunità, se non perfino e provocatoriamente un diritto, nel parlare di cose che personalmente mi appassionano, ma che a causa della loro stessa struttura, quella della bugia, continuo a chiedermi quanto possano risultare importanti e stimolanti. O addirittura quanto si abbia voglia di conoscerle.

Molti di questi argomenti hanno nel comun denominatore un disvelamento, ovvero la ricerca (lasciatemelo dire, nemmeno tanto difficile: spesso basta volerlo, ed è questo l'aspetto più sconcertante) di verità che sono state nascoste, coperte o semplicemente ignorate per anni o per secoli. Magari a qualcuno sembreranno soltanto dettagli insignificanti. Io credo che invece siano molto indicativi e significativi. Alcuni esempi li trovate qui, sotto questa etichetta che ho adoperato talvolta in passato.
In questi giorni stavo preparando del materiale per parlare su Shakespeare, su alcuni Vangeli e su una montagna che purtroppo Dan Brown non conosce (o forse si, ma ben si è guardato dal ricordarsene), quando mi sono fermato un attimo a riflettere su quanto si abbia voglia di conoscere qualche verità. Per il semplice fatto di essere verità.
Contemporaneamente, mi è capitato di leggere fra i lavori dell'American Political Science Association ed in una intervista sul New York Times, i risultati di uno studio di due ricercatori della Georgia State University di Atlanta, Brendan Nyhan e Jason Reifler, When Correction Fail: The Persistence of Political Misperceptions: nulla di veramente rivoluzionario forse, ma una convinta conferma del fatto che i meccanismi della mente umana tendono a disconoscere il valore di una rettifica, ovvero a mantenere una resistenza enorme di fronte ad una bugia ritenuta vera, facendo azionare nientemeno che un'attività del cervello appositamente dedicata a combattere la nuova verità, ed a conservare gli effetti della bugia. Si chiama backfire effect, e si attiva perfino quando comprendiamo che la seconda "verità" è quella giusta: tecnicamente, si tratta di un "meccanismo di difesa naturale, per evitare una dissonanza cognitiva".
Coloro che invece conoscono il valore delle dissonanze, che condividono questo desiderio di vedere molte cose da un punto di vista più originario rispetto a come ci è stato trasmesso, e che non si spaventano di fronte all'idea che molti ed anche fondamentali eventi della Storia passata e recente, anche con conseguenze gravi, sono stati generati da falsi, errori, mistificazioni ed ignoranza, non possono non continuare a coltivare l'idea di poter almeno conoscere alcune verità, ed al cercare di capire il motivo del tramandarsi di alcune bugie anche quando magari si potrebbero ritenerle ormai prive degli effetti per i quali sono state messe in circolazione.
E' l'occasione per ricordare però, più in generale, che il grado di durezza dei problemi è direttamente proporzionale a quello delle convinzioni che ognuno ha, e che spesso difende anche inconsapevolmente, a prescindere da ogni meccanismo razionale.

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