venerdì 21 gennaio 2011

Atti unici non canonici

(pubblicato su www.teatro.org)

Le immagini di Eduardo scorrono come un treno davanti ai 9 attori/spettatori sulla banchina, poi tutto viene coinvolto in un tango ed ancora in un complesso di movimenti/danza/sovrapposizioni di parti e dialoghi, quando convulsi, quando più armoniosi, ma un po' troppo simili al famigerato Napoletango per non far pensare ad una vera e propria firma di Giancarlo Sepe. Così si apre la scena, ed il pensiero immediato è che mettere anche in Eduardo questo tipo di teatro di movimento che rimanda un po' troppo alla famiglia Incoronato, ed a quel “un microcosmo che si racconta attraverso la danza” presentato nella scorsa stagione , ebbene forse è un po' troppo, perchè più che cifra stilistica della regia, rischia di diventare una lente d'ingrandimento su cui è già stampata una vetrofania da cui traspare sempre la stessa immagine.
Riguardo Eduardo ed i suoi atti unici, sono stati scelti Pericolosamente (1938), Occhiali neri (1945) insieme con Filosoficamente (1928), Sik-Sik l'artefice magico (1929) e La voce del padrone (1932). Rimando a www.teatro.org per le trame, estrapolate dalla presentazione stessa.
Rocco Papaleo e Giovanni Esposito, con la compagnia degli Ipocriti, creano l'immagine di un filo conduttore che forse non ci sarebbe, ma che viene fuori nel senso stesso dell'unicità degli atti, ovvero il loro essere tante vicende che dalle strade, dai palcoscenici e dagli appartamenti napoletani, sembrano infine un'unica presenza di significato.
La scena, spesso estremamente scarna, lascia grande spazio alle battute più intime di un Eduardo che rimane sempre alterno fra comicità, spirito della strada ed un tipo di scelta di dignità, coraggio ed assolutezza che fanno sempre i suoi protagonisti, prima o poi, soprattutto se restano seduti sui gradini più bassi della scala sociale. E l'essenza eduardiana, per fortuna, è ciò che prevale sempre, anche in operazioni di riammodernamento come questa.
È un piacere soprattutto trovare in Giovanni Esposito una presenza naturale e comica, ed una capacità interpretativa che ne fa emergere il ruolo ben al di là della funzionalità della spalla per il quale era stato scritto, ed in Rocco Papaleo una convinta conferma.
Fino a quando ci sarà un filo d’erba sulla terra, ce ne sarà uno finto sul palcoscenico: Eduardo  esprimeva anche così, il suo senso del teatro, ed è un bell'omaggio averlo ricordato prima del sipario.

1 commento:

  1. Limongi è sempre puntuale e preciso. Napoletango famigerato, concordo in pieno.

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