(pubblicato su www.teatro.org)

Ecco, questo potrebbe essere lo stesso concetto del teatro d'improvvisazione, in particolare se incentrato sul genere del giallo.
Rivoluzionando l'essenza stessa del genere, tutto ciò che accade nel finale, ovvero la scoperta dell'assassino, del movente e del metodo, perde molto del suo significato narrativo, se non per i particolari aspetti che vedremo, e l'unica cosa che conta davvero è lo svolgimento passo dopo passo, la costruzione degli eventi ed il loro intrecciarsi, lo sguardo sugli interstizi di un testo che non c'è, perché appunto manca la trama, tranne alcune basi su cui contare e sull'intesa degli attori.
La successiva, e conclusiva scelta, è quella del nome dell'assassino, dell'arma e del movente: uno spettatore a caso sceglie questi tre elementi che di un giallo dovrebbero formare la nervatura, mentre qui sono affidati completamente al caso o finanche al capriccio del momento, e magari senza nessun nesso con quanto è accaduto fino a quel momento sul palco. L'effetto è straordinario.
Anzi, i vari effetti: quello della narrazione che non c'è se non nel suo istante, ed alla quale poi man mano si vedono spuntare arti ed organi che ne formeranno il corpo, quello dei caratteri dei personaggi di cui è inutile analizzare ogni dettaglio psicologico, come si dovrebbe fare nell'avvicinamento alla soluzione di un giallo, e soprattutto, quello dell'improvvisazione, e qui si vale la bravura specifica degli attori: Maria Adele Attanasio, Susanna Cantelmo, Deborah Fedrigucci, Giorgio Rosa, Renato Preziuso e Massimo Ceccovecchi (la QFC, Quella Famosa Compagnia, vista al Pozzo ed il Pendolo) tengono il giocattolo in mano sia passandoselo fra di loro, sia maneggiandolo con sicurezza e sembra anche un certo, giusto compiacimento. Tutto questo accade soprattutto grazie ad abilità personali che mettono in mostra la loro padronanza virtuosistica della scena, oltre a capacità di controllo ed insieme destrezza nella ricerca della lunghezza d'onda comune.
Con gusto artistico per l'essenziale, l'unico elemento che dei vari attori fa personaggi distinti, dal punto di vista esteriore e simbolico, è una sciarpa gialla che ciascuno indossa in maniera diversa, sulla vita, al collo o a mo' di cintura.
Quest'arte di far apparire d'un tratto cose non meditate o preparate, di comporre sensi e nonsense arrivando come per magia ad un significato in cui un posto per ogni cosa c'è sempre, vive in un mondo non abbastanza conosciuto, nel quale, per rimanere in tema noir, risalta il movente della passione che li guida; ed è un mondo che conta perfino una Nazionale italiana di Imprò, la quale, udite udite, detiene attualmente il titolo Europeo, vinto l'estate scorsa in finale contro la Francia. Chapeau.



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