giovedì 8 dicembre 2011

Very Christmas Superstar

(pubblicato su www.teatro.org)


Con gran sfoggio di pelle, pacchi e pacchettini, buste natalizie e festoni d'ordinanza rossi e dorati, irrompe al Theatre De Poche Very Christmas Superstar - A very queer glam show, ideato da Claudio Finelli e Luciano Correale, ed invade una sala che si presta quasi a rappresentare l'antro betlemita con il suo naturale attendersi un eccesso di glamour anche nei dettagli della festa già di per sé più  iconografica dell'anno, presentandosi con un Tu scendi dalle stelle riarrangiato su un tema musicale di Lenny Kravitz (I Belong to You) che poi sfocia in Californication dei RHCP.
Ma il discorso musicale merita una citazione che faremo a parte, mentre l'allure di Nicola Vorelli fa subito percepire il suo più che discreto agio, fra voce ed espressioni, ammantando la scena con quella che potrebbe essere la sua personalissima, finta neve, fatta di una semplice e gioiosa pervasività.
Very Christmas Superstar si presenta come “una piccola favola camp-musicale su un Natale che non c'è ma che potrebbe esserci, su un amore che non c'è ma che potrebbe arrivare, su una società che non c'è ma che potremmo cambiare”, ovvero quel natale negato a coloro che in quanto omosessuali, come nella migliore tradizione moralista, a rigor di logica non dovrebbero poter appartenere al popolo festeggiante, in quanto indesiderati alla morale conformista cattolica, e nel cui animo pertanto, magari è più forte il senso della lontananza da ciò che è un simbolo dell'intima, contraddittoria mancanza di universalità.

E piace molto questa contaminazione, perché per una volta sembra agire al contrario, in quanto parte non da un concetto di normalizzazione (non se ne può più di moralismi che cercano di avvicinare due mondi con un procedimento che ricorda quello del taglio delle ali, dell'eliminazione dei lati e degli eccessi, per ritrovarsi all'interno di un pensiero centrato o centralizzato): qui si prende la tradizione più pura dell'occidente per la coda e le si chiede: ma Tu, sei stata creata soltanto per una metà del cielo, oppure per tutti? Ed ovviamente la risposta è che bisogna agire, ed andarsela a riprendere.
Il filo tenuto insieme dalla regia di Myriam Lattanzio è quello che intercala la presenza del protagonista gioioso quanto sperduto ad intermezzi come la favola del sedano Accio, l'angelo che volteggia intorno ed i video con cui si interagisce, dalla Napoli by night alla lunga serie di orrori del peggiore moralismo conformista sbeffeggiati con un esilarante “Fuck you very much” che fa da playback alle immagini (le quali altrimenti avrebbero rischiato di non averci fatto dormire la notte per l'oscenità dei volti...), all'elencazione di locali-icone della cultura omosessuale, ai flash sulla piaga dell'AIDS su “Do they know it's Christmas?” fino ad una delle aggressioni omofobe più brutali, quella del 2009 di via Pietrapiana a Firenze.
E nel calderone torniamo un attimo a ricordare il mix musicale, che dopo Lenny Kravitz è passato per Milva (Uomini addosso) ed Albergo ad ore di Herbert Pagani riarrangiato prima su Last Christmas di George Michael per passare a “E poi...” di Mina, attraversando “Parole Parole” ed approdando su “Riderà” di Little Tony. E poi ancora, Lacreme napulitane sulla musica di Billie Jean e di Thriller, con la risata finale di Vincent Price associata a Ratzinger, e White Christmas agito in simultanea con il video che si chiude con Darth Fener...

Un dosaggio giusto di denuncia e rivendicazioni, il cui coté è di quelli che faranno peggiorare il blocco psichico di coloro che non sanno confrontarsi con la questione omosessuale, nel momento in cui se ne tratta soltanto uno, ed il più ardito, ardente ed esibizionista, dei suoi aspetti, mentre sarebbero forse più colpiti da chi, ad esempio da gay dichiarato, rivela la sua difficoltà quotidiana nel vivere la normalità pretesa della società che lo circonda, e lotta per l'affermazione della propria identità. Ed ecco che mentre riflettiamo su questo lato forse anche più eroico, arriva il video di Jamey Rodemeyer, 14 anni, bisessuale dichiarato, vittima del bullismo omofobo, il quale non faceva che chiedere di essere ascoltato e preso sul serio: con un movimento che è un'onda con la sua risacca, prima strappa l'inizio di un applauso per le sue parole di strenuo combattente a faccia scoperta, e poi lo stronca sul nascere dopo soli due secondi quando sullo schermo appaiono le parole “Jamey Rodemeyer, 14 anni, morto suicida”.

domenica 4 dicembre 2011

I premi della 'Corte della Formica'

(pubblicato su www.teatro.org)

Serata di premiazioni e di bilanci per “La Corte della Formica”, il festival napoletano dei corti teatrali ideato da Gianmarco Cesario ed arrivato alla settima edizione, che ha portato sul palcoscenico del Piccolo Bellini diciotto rappresentazioni “under 20” racchiuse nello spazio di sole sei serate.
La formula innovativa, che ha permesso di effettuare una panoramica ampia in tempi brevi su numerose e diverse forme di comunicazione teatrale, ha fatto registrare un successo notevole di pubblico, dando merito allo slancio degli organizzatori che hanno scommesso sul nuovo e sul vario come uno degli elementi principali di attrazione della rassegna.
Nella sala II del Modernissimo, il 28 novembre scorso sono state invitate dunque tutte le compagnie che hanno partecipato al festival, oltre che stampa ed addetti ai lavori, per consegnare i numerosi premi previsti: le categorie in concorso infatti erano davvero tante, ed il lavoro della giuria (coordinata da Claudio Finelli, presieduta da Gerardo D’Andrea e composta da Roberto Azzurro, Fortunato Calvino, Francesca Rondinella, Gabriele Russo e Alessandra Stella) non è stato certo facile, dati i tempi ristretti ed il copioso materiale a disposizione, ma il risultato finale è stato accolto da un consenso alquanto ampio.
Condotta da Antonio Mocciola e Titti Nuzzolese, la serata ha avuto modo di far conoscere attori e registi coinvolti nei corti.
Fra i riconoscimenti, anche il premio speciale del nostro giornale, deciso dai lettori: come trait d'union fra le assi del palcoscenico ed il pubblico, abbiamo scelto di essere in questo caso un punto di contatto, una delle possibili misure attraverso le quali si registra il consenso verso un prodotto artistico, ovvero, trattandosi di un portale su internet che ha la possibilità di quantificare gli accessi suddivisi per ogni corto teatrale in gara, il risultato è stato dato appunto dal numero dei contatti ricevuti.
Nel darci appuntamento per la prossima edizione, dunque, per la quale ci aspettiamo ancora altre coraggiose innovazioni, rileggiamo l'esito nei dettagli, diviso per le varie sezioni e con le singole motivazioni:

SEZIONE CORTI TEATRALI

MIGLIOR CORTO
CREPACUORE
per l'intensità emotiva e la densità tematica con cui ha sintetizzato, nel respiro breve di un corto teatrale, la tragica ed inattesa convergenza di bene ipotetico e male concreto, convergenza che informa ed attraversa, con imprevedibile ferocia, la vita di ogni uomo .

MIGLIOR REGIA
CIRO PELLEGRINO (Visioni)
per la capacità di dominare con esperienza e senso dell'innovazione una forma di teatro polisemo, immaginario e visionario, una forma di teatro i cui linguaggi, accordati all'unisono nella realizzazione dell'opera, traducono con corrusca armonia la poetica magica ed onirica dell'autore.

MIGLIOR ATTORE
DUO MIMATTO / Luca Di Tommaso e Francesco Magliocca (Sketch e Scotch)
per aver osato sfidare con evidente bravura, verificabile coraggio e matura consapevolezza, l'autorità indiscussa del teatro tradizionale, recuperando a livelli di altissima arte clownesca, il gesto che esprime più di ogni parola e la voce che, ancor prima della lingua, ha in sé l’elemento concettuale e il segno che gli è proprio.

MIGLIOR ATTRICE
DILETTA ACQUAVIVA (Crepacuore)
Per la drammatica sincerità di un’interpretazione nitida e calibratissima, un’interpretazione la cui sobrietà e la cui disarmante disinvoltura diventano volani d’accelerazione narrativa di un trauma senza paragoni che amputa, con un taglio netto e privo d’ogni indugio, l’epifania pur minima e improbabile del bene dalla desolante esistenza di un’oscura vittima del nostro mondo immondo.

MIGLIOR TESTO ORIGINALE
OPERAZIONE ERODE di Claudio Buono
per l'abilità con cui riesce a calare, con rigore e puntualità, il gioco satirico e il  ribaltamento parodico in una forma di messinscena epigrammaticamente acuta e sarcasticamente bruciante.

MIGLIOR ADATTAMENTO
SAMARITANO di Massimo Stinco
per la tensione drammatica che innerva la trasposizione teatrale dell’affascinante medio-metraggio di Magnus Mork, proponendo sulla scena, con equilibrio e misura, il dilemma sempiterno della solitudine del desiderio e del desiderio di solitudine.

SCENE E COSTUMI
ARTEFIA LAB (Ludus)
per aver interpretato con spiccata inclinazione ludica e significativa tensione creativa una dimensione metafisico-narrativa sospesa tra l'ancestrale immanenza del mito e la fantasiosa contingenza del lazzo.

TARGA SPECIALE DEL PRESIDENTE DELLA GIURIA
SIGH! PINOCCHIO
di Salvino Calatabiano
regia Vita Bartucca e Salvino Calatabiano
per la convincente ed armonica fusione tra cifra poetica, definizione drammaturgica e concreta realizzazione scenica, fusione che, pur accordandosi per toni ed atmosfere al modello antico del cantastorie popolare e fiabesco, non esita a confrontarsi con l’attualità politica e sociale di un precario e dolente terzo millennio.

TARGA STELLA FILM
SAMARITANO di Massimo Stinco
per la capacità di tradurre, con immediatezza, autenticità e semplicità, l'architettura narrativa propria di un avvincente short film in un progetto drammaturgico che tocca le corde più intime ed equivoche della nostra grigia e disperata quotidianità.

TARGA TEATRO.ORG
LEOPOLDO E TERESA di Peppe Celentano

GIURIA POPOLARE
1) OPERAZIONE ERODE di Claudio Buono -  Regia Roberto Nicorelli
2)CREPACUORE di Erika Z.Galli - Regia Martina Ruggeri
3) LEOPOLDO E TERESA Testo e Regia di Peppe Celentano

SEZIONE MOVIE

MIGLIOR CORTO CINEMATOGRAFICO
108.1 FM RADIO di Angelo e Giuseppe Capasso
Per aver compiuto una perfetta sintesi espressiva sul tema “Buoni e Cattivi”, evidenziando la drammatica superficialità emotiva di cui è vittima l’uomo contemporaneo nel suo quotidiano subire suggestioni dettate dai mass media. Tutto ciò è raccontato, inoltre, con una precisa cifra stilistica ed un più che appropriato uso di un robusto linguaggio cinematografico che fa sua e personalizza la lezione dei grandi maestri della suspense.

MENZIONE SPECIALE PER LA SCENEGGIATURA
LA MIGLIORE AMICA di Daniele Santonicola
Per l’alto valore didattico di una sceneggiatura che racconta ai giovani una storia che parla di loro, delle loro inquietudini e fragilità, ma anche della spietata indifferenza e disperata corsa verso falsi miti di cui sono vittime. Una storia drammatica che mette le nuove generazioni e quella dei loro genitori di fronte ad una realtà dura e che denuncia le loro responsabilità, senza nessuna concessione ad un consolatorio pietismo.

MENZIONE SPECIALE PER L’USO ESPRESSIVO DELLA TECNICA
LACRIME NERE di Max Croci
Per il perfetto incastro con cui si utilizzano inquadrature, fotografia e montaggio, che qui rappresentano un alto valore espressivo nell’accompagnare la recitazione degli attori in un elegante gioco di immagini mai lezioso o fine a se stesso, ma, anzi, risultante finalizzato a contribuire drammatico spessore ed originale versatilità alla pur non inconsueta ambientazione circense, che qui diventa teatro di uno spettacolo tragico e di passioni raggelate.

SEZIONE SCRIVERE A CORTE

MIGLIOR RACCONTO
IL CIRCO di Gianluca Grimaldi
per l'essenzialità poetica con cui racconta, attraverso la piacevole e tragica linearità stilistica del dramma minimale, la dura vicenda del destino iniquo che all’improvviso ci travolge inerti.
Menzione speciale del presidente della giuria

LE UOVA DI ALMIN di Vera D’Atri
per la verificabile capacità di organizzare una struttura narrativa sapiente ed articolata in grado di coniugare, in sole tre cartelle, densità contenutistica, concentrazione stilistica e preziosa cura formale.

Menzione speciale “BUONI E CATTIVI”
LA CRAVATTA GIALLA DI CIRUZZO CROCE di Raffaele Abbate
per aver proposto, con vivacità di ritmo e chiara vocazione ad affabulare,  la dialettica antica del sopruso e del rancore, facendo dell’ironia mordace e di un arguto senso della caricatura i grimaldelli stilistici di una felice soluzione narrativa.