domenica 22 aprile 2012

Cyrano? C'est moi...

(pubblicato su www.teatro.org)

“...godetevi il successo, godete finché dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura...

Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna [...]
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato [...]
...si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore [...]
...ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste […]


Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell'infinito, guardatevi nel cuore, l'avete già tradito,
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti [...]


...dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole [...]
...perché oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo... Cirano

sabato 21 aprile 2012

La Nuit.

(pubblicato su www.teatro.org)

Scopatori, giornalai, pizzaiuoli, acquafrescai, cantanti, innamorati, carcerati, traditi, guappi, papponi, sciantose, amanti, prostitute, cafoncelli, soldati, malafemmene e fronnalimonisti: se avessero fatto in tempo ad esistere con Viviani, non sarebbero mancati nemmeno gli scartiloffisti.


È la varia umanità che rotea nelle idee di un medley costruito da Mario Aterrano attorno ad una Lei, la 'gnora che rappresenta il fulcro posto all'angolo di passaggio di un vicolo nel quale ti fermi, ed in breve tempo succede tutto, ma è un tutto fatto di niente, come il niente in cui Viviani affondava le mani, tirandone fuori personaggi che anziché durante la Grande Guerra o la successiva, campavano tutti i giorni, e la loro era la guerra quotidiana, per vincere la quale di norma si doveva arrivare a mangiare almeno una volta.
E fra dileggi, vaneggi, vanaglorie, disturbate, eroismi, campanilismi ed afflati universali, il regista costruisce un percorso che unisce alcuni dei tratti più significativi dello Stabiese, scendendo nell'essenza dei movimenti di chi a quattro anni già calcava le assi dei palcoscenici popolari indossando un frac: Raffaele Viviani è stato tagliato e cucito, prendendo soprattutto spunto dalle sue opere concepite nella maturità (in particolare dai Dieci Comandamenti), ed affondando le mani in una versione che predilige il musical agli altri possibili sbocchi.
Con questo abbrivio, le voci affidabili di Anna Spagnuolo e Patrizia Spinosi, come protagoniste particolari fra gli altri, passano attraverso le note di ben trenta fra canzoni, accompagnamenti musicali e macchiette di VIviani, fra cui non è facile scegliere cosa ricordare, e la lista del tutto personale perciò comprende almeno Bambenella, Montemurro, Madame Legery, Fore 'o vascio e 'a Rumba d'e scugnizze. Con quest'ultima, in particolare, che nasce dalla percussione inventata su una cassetta di legno. Una scelta che fa risaltare quindi l'aspetto musicale, che viene sottolineato dalla chitarra e dagli arrangiamenti di Michele Bonè, accompagnato da Giuseppe Di Colandrea al clarinetto.
Se cadesse nella facile deriva oleografica, potrebbe essere un programma di cui potrebbe farsi volentieri a meno, ed invece la rivelazione è l'atmosfera di convinta partecipazione corale, e dello spirito chansonnieristico di Aterrano in particolare, che rende il tutto un appuntamento serio ed insieme leggero, anche grazie all'idea registica di puntare su quattro quadri (i mestieri, i vicoli, il dopoguerra ed il varietà), fra i quali si muovono con una certa sicurezza i personaggi che si avvicendano come le voci di quel vicolo, fra le piacevoli interpunzioni danzanti di Carolina Aterrano, e con un ricordo particolare nella felice interpretazione di Marco Palmieri con il suo Mimì di Montemurro.