Un grigio fuori, ed un grigio dentro,
accoglie l'interno familiare di The Country di Martin Crimp, in scena
al Teatro Bellini con Laura Morante, Gigio Alberti e Stefania Ugomari
Di Blas protagonisti: sono due tonalità di grigio che si
sovrappongono perfettamente, quella che proviene dal paesaggio e
dalla notte filtrata dall'enorme vetrata opaca, e l'altra, che ha
scavato nell'animo di tutti loro un solco su cui è scivolato, in
anni di glaciazione, un trionfo di ambiguità, sotterfugi e macerie
di relazioni personali.

L'occasione per far emergere l'iceberg
è l'improvvisa decisione del marito, trovatosi evidentemente in una
situazione difficile da gestire -con l'amante svenuta in una strada
di campagna, ed affannato da una recente colpa per aver lasciato
morire un paziente- di portarla “per una notte” a casa sua,
fingendo un soccorso incidentale. La moglie però sospetta da subito
che nasconda altro, e da ciò nasce l'istantanea atmosfera pesante e
rituale dello scontro fra sospetti ed accuse, rimanendo sempre
costantemente legati ad una cifra quasi esclusivamente verbosa e
dall'espressione piatta che conferisce sospensione alla sostanza, e
che viene gestita con toni che si innalzano e si abbassano, si
avvicinano da complici e poi si allontanano da nemici e prigionieri,
l'uno dell'altro e di sé stessi.
È comprensibile perciò che la
scenografia lasci molto spazio a questa atmosfera, e si ritiri in una
sua essenzialità: un prato finto riproduce sia la villa di campagna
nella quale la famiglia si era rifugiata (forse) per cercare
tranquillità, sia il muro spesso ricordato per le passeggiate dal
vario significato, poi un tavolo sul quale lei taglia, taglia,
sminuzza con lo stesso procedimento con cui parla per indagare sul
marito, pungolandone i momenti di raro silenzio (“non fissare il
vuoto”) e proponendo quella difficile quotidianità in cui si
nascondono piccoli e grandi tormenti, in cui giunge anche di tanto in
tanto l'eco di un quarto, mai presente personaggio, su cui si
appoggiano le vicende per intrecciarsi con un alito di mistero più
concreto.

“Baciami.
Ti ho già baciato.
Allora, baciami di nuovo.”
Come prendere un biscottino col tè,
ma amaro. E così riappaiono infatti, dopo un tempo imprecisato, al
costo però di un prosieguo tanto apparentemente normalizzato, quanto
interiormente ancora più grigio.
Come non essere d'accordo con le considerazioni fatte da una critica attenta ad un'opera di non facile lettura e ancor più di difficile rappresentazione. Sicuramente si sente l'eco di harold Pinter anche se i dialoghi secchi e taglienti a me hanno ricordato per alcuni tratti Tom Stoppard. Comunque su tutto vince l'incomunicabilità umana, evviva!
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